Tra i produttori italiani del settore dei vini e alcolici a molti è familiare il nome di Campari, che costituisce ad oggi uno dei principali produttori e distributori del settore e, allo stesso tempo, costituisce uno dei più popolari titoli sul mercato italiano, grazie alla sua volatilità che permette un grande guadagno a chi fosse disposto ad investire su questo marchio.
Conviene acquistare azioni Campari oggi? Quali sono i pareri degli esperti?
Campari nasce nel lontano 1860 a Milano come distilleria di proprietà di Gaspare Campari. Nel 1932 l’azienda inizia a produrre il celebre Campari Soda, lanciato sul mercato in concomitanza di una grande campagna pubblicitaria per l’epoca: lo stesso design della bottiglia fu affidato all’artista Fortunato Depero, scelta che certifica l’attenzione al marketing e allo stile del marchio già a quei tempi, con ulteriori artisti del tempo messi al lavoro per la produzione di manifesti pubblicitari che andassero a supportare il marchio Campari.
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Nel 1982 la proprietà dell’azienda passa a Erinno Rossi e Domenico Garavoglia, troncando gli ultimi legami rimasti con l’originale famiglia Campari. Nel 2001 l’azienda viene quotata alla Borsa di Milano e, nel 2014, il gruppo Campari acquisice la società Fratelli Averna per 98 milioni di euro più una somma di debito finanziario netto di 5,75 milioni di euro.
E al giorno d’oggi?
Al giorno d’oggi la Davide Campari – Milano SpA ha esteso le sue attività a diversi settori, diventando leader mondiale nel mondo delle bevande alcoliche e entrando a far parte del settore alimentare: il gruppo Campari conta oggi 16 stabilimenti sparsi per il mondo: 4 sono presenti sul suolo italiano mentre gli altri 12 sono presenti in altri Paesi.
Questo titolo è stato spesso contraddistinto, fin dal suo ingresso in Borsa, da fasi di rialzo seguite da fasi di leggero ribasso, specie nel periodo tra il giugno e il dicembre del 2014. Da quel momento in poi il titolo sembra vivere in una continua fase di rialzo in cui sta riacquistando tutti i punti perduti nel corso del tempo.

Nel 2016 i ricavi sono cresciuti del 4,2% rispetto all’anno precedente, per un ammontare di 1,72 miliardi di euro. Allo stesso tempo, però, l’utile netto ha subito un calo del 5,2%. Il debito finanziario dell’azienda è quindi aumentando, arrivando a 1,2 miliardi di euro alla fine del 2016; questo evento è stato causato dall’acquisto di Grand Marnier (un marchio di liquore francese).
Il primo trimestre del 2017 invece ha registrato un aumento nelle vendite, elevate sia nel mercato degli Stati Uniti sia un quello dell’Europa centrale e settentrionale. L’azienda punta inoltre molto sul Grand Marnier, sul quale ha investito tanto, che sta già comunque dando ottimi risultati.
Un successo internazionale
Il mercato dove Campari vede i risultati migliori è quello statunitense, in cui – grazie a prodotti come bourbon whisky Wild turkey, Aperol e Campari – ha visto le vendite salire del 7,5%, con un grande successo anche nei mercati del Brasile e della Giamaica.
In crescita anche il mercato in Russia che ha registrato un importante impennata nelle vendite rispetto al 2016, scatenando un aumento percentuale dell’86% grazie soprattutto al successo ottenuto da Mondoro e Cinzan, due spumanti italiani che hanno ricevuto un grande successo a Mosca.

Al contrario invece il mercato interno ha subito un calo, con il primo trimestre che ha visto una decrescita dell’1,4%, con Aperol unico prodotto capace di invertire questo trend e registrare una crescita del 10%.
Insomma, la fiducia degli investitori e degli analisti del settore è molto alta ed è aumentata dal patto stretto dal management di Campari con l’Agenzia delle Entrate per il trattamento della tassazione secondo la normativa di riferimento per il Patent Box. Così nel periodo 2015-2022 Campari ha beneficiato di agevolazioni fiscali per i beni immateriali, ovvero le ricette dei prodotti Campari, e promette di essere tra i titoli da tenere d’occhio per il 2019-2022.
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Guida all’acquisto di azioni Campari in 5 minuti
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